Vulcanica Coscienza

Vulcanica Coscienza
Avrà coscienza un vulcano?
Si renderà conto che la sua potenza ha possibili impatti su intere porzioni del pianeta che lo ospita?
Se assumiamo di porci in un’ottica che posizioni l’essere umano al centro del mondo (come d’altronde, malgrado ci definiamo così evoluti, non possiamo far altro di fare, per non sentirci davvero piccoli e inutili), chiaramente la sola forma di intelligenza che riconosciamo è la nostra.
Con possibili aperture verso eventuali forme alternative, è vero, ma solo nel caso in cui esse si basino su alcune basilari assunzioni e regole che le possano identificare come “simili” e “riconoscibili”.
Basti pensare alle speculazioni sull’esistenza degli alieni. O, parimenti, sui concetti che regolano la comune idea di divinità.
Tutto è umanizzato, ed è davvero difficile spostare l’asse di osservazione per riuscire non a capire ed accettare, ma anche solo pensare a possibili forme di vita che non siano quelle che abbiamo ogni giorno sotto i nostri occhi.
Se, poi, restringiamo il discorso al riconoscimento di forme di intelligenza alternative, allora il panorama si fa molto più nebuloso.
Come cosparso da una coltre di cenere.
Insomma, mi chiedo se un vulcano possa avere una coscienza di sé. Domanda sciocca, probabilmente, ma estendibile a tantissimi altri soggetti, che consideriamo inanimati sulla base del nostro metro di paragone.
Introduciamo vari livelli di “vita”, selezionando accuratamente tutto quello che assomiglia a noi, quello che invece è più distante, e poniamo tutto su livelli discendenti, partendo dalla razza umana (e anche qui tendiamo a differenziare) fino ad arrivare alle pietre, o forse anche più giù.
La domanda che da sempre mi pongo, e non sono il solo a farlo, è quanto tali livelli possano avere senso, se non in maniera assolutamente ristretta alle assunzioni che li governano.
Espandendo un po’ la visuale, estendendo gli orizzonti, e riconsiderando i parametri di ingresso alla dignità di “vita”, potremmo scoprire che quell’eruzione, che tanti guai ha provocato a noi esseri “vivi” e “pensanti”, è stata originata da un organismo (e anche tale parola andrebbe in tal caso non utilizzata), una forma di vita, che finora abbiamo trascurato in maniera più completa.
Di fatto consideriamo tutti i fenomeni che avvengono sul nostro pianeta sul puro piano meccanico. Ne valutiamo il mero funzionamento, l’interazione delle parti, le cause e le conseguenze. Per questa ragione, poiché riusciamo a spiegare più o meno tutto, e forse, non sempre, anche a prevedere l’andamento di alcuni fenomeni, riteniamo che essi non sinao originati da qualcosa che vive. Che evolve. Che, in forma magari assolutamente diversa, pensa e sente.
Se ci pensiamo, però, possiamo utilizzare lo stesso approccio su di noi. Il nostro corpo, e gran parte di ciò che conosciamo della nostra “mente”, funziona in maniera meccanica. Prevedibile. Modificabile.
Saremmo anche noi, quindi, allo stesso livello in cui poniamo il resto delle cose che ci circondano.
Saremmo anche noi delle “cose”.
Non è esente da questa considerazione la variabile temporale, che rientra nell’ambito dei nostri parametri di giudizio del livello di “vita” attorno a noi. Ciò che evolve non seguendo le nostre stesse tempistiche assume per noi un connotato di immobilità, tale per cui risulta facile considerarlo inanimato.
E’ davvero così? Di sicuro ci risulta indispensabile per poterci posizionare al centro di quello che vediamo. Sarebbe, forse, il momento di imparare ad utilizzare quella capacità di raziocinio, che riteniamo unica, per mettere in discussione alcune teorie sulle quali basiamo le nostre scelte e grazie alle quali ci siamo arroccati nel nostro castello al centro del mondo, dal quale guidiamo (o pensiamo di farlo) tutto il regno che ci è stato donato.
Se quel vulcano avesse una coscienza, riusciremmo a continuare a vivere allo stesso modo? Potremmo ancora mantenere quella sicurezza che ci guida in ogni nostra scelta e ci permette di ritenerci al centro di ogni cosa? Riusciremmo ad andare avanti se la nostra presunzione venisse in qualche modo minata e ridimensionata?
Riusciremmo a superare ed accettare la necessità di condividere la vita su questo pianeta con tutto ciò che finora abbiamo asservito ai nostri scopi?

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