Muri

Muri

Muri attorno a noi. Dentro di noi. Muri noi stessi.

Protezione e riservatezza sono diventate una necessità, un bene prezioso, da preservare e custodire gelosamente.

L’approccio generale è quello dello spiattellamento in pubblico della propria vita. E’ un enorme risultato raggiunto dalla nostra civiltà quello di aver interconnesso le persone in una maniera tale da rendere facili i contatti, immediata la condivisione. Efficace la comunicazione.

Il tempo a disposizione diminuisce, e l’efficienza nella modalità con cui si veicolano le informazioni è fondamentale per recuperare una parte della propria vita privata anche quando si è presi per gran parte della propria giornata in affari che, di privato, hanno sempre ben poco.

Lo stile di vita acquisito ci ha portati ad un’endemica mancanza di fiducia negli altri. Nessuno più affiderebbe sé stesso a qualcuno che non sia, appunto, proprio sé stesso. Il tempo da dedicare alle persone, alle relazioni umane, è sempre di meno, e si tende quindi a gettare nella rete la propria vita. Un regalo broadcast per chiunque voglia coglierne un pezzetto. Si lavora sui grandi numeri (abbiamo tutti centinaia di “amici” su Facebook, ma ne conosciamo poche decine), per poter poi restringere il campo, e dedicare il poco tempo a disposizione a quella ristretta cerchia che si ritiene adeguata alle proprie necessità.

I muri che erigiamo sono presenti nella vita reale. Nel mondo che abbiamo di fronte, e che possiamo toccare. Tutti timidi e riservati, quanto esibizionisti e spregiudicati nelle proprie manifestazioni virtualizzate.

Quello che accade a me, in questi ultimi anni, è che ho costruito la mia identità seguendo un approccio a matrioska. Ci sono parti che sono disposto a mettere in gioco. Parti anche cospicue di me, che mi permettono di presentarmi. Un po’ come un biglietto da visita, in cui si inseriscono solo alcune informazioni: quelle per mantenere il contatto.

Ci sono parti di me che sono state sepolte dietro muri di cemento inamovibili. Pezzetti della mia identità che non saranno mai condivisi con nessuno… o che lo saranno solo dietro condizioni verificate che garantiscano l’assoluta sicurezza circa la loro corretta conservazione.

Affidereste il vostro tesoro più prezioso ad una banca con casseforti fatte di cartone?

Il nostro bene più grande è quello che ci rende chi siamo. Una parte che non deve mai mutare. Un pezzo di sé che sarà soltanto arricchito dalla nostra vita e dall’interazione con quella altrui, ma che non possiamo rischiare di perdere.

In un periodo in cui si può pensare di essere distrutti anche dalla persona più insospettabile, occorre lavorare accuratamente su sé stessi per differenziare il livello di sharing che si applica alla propria identità.

Come da molto tempo ormai ripeto, mi aspetto tutto da chiunque. I muri costruiti mi permettono di lanciare aldilà di essi solo le parti di me che decido di mettere in gioco, mantenendo sotto stretta sorveglianza tutto ciò che costituisce la mia identità privata.

Chi mi scopre, lo fa con fatica e con impegno.

In ogni momento, si dovrebbe aver la possibilità di battere in ritirata, abbandonando quanto si è donato ma preservando ciò che non è ricostruibile.

Autostima, fiducia in sé stessi, aspettative nei confronti del proprio futuro, capacità di analisi.

Siamo costituiti da un substrato di personalità modellato dalle esperienze che viviamo e dalla condivisione della propria parte di vita con gli altri.

Occorre preservare quello che ci rende unici, evitando che venga distrutto, anche involontariamente, da chi potrebbe non aver rispetto di questa nostra unicità. Occorre anche mettere in gioco una parte di sé, per fare entrare il mondo esterno nel proprio, ed avanzare in maniera effettiva.

Muri attorno a noi, muri che siamo noi. Chi ha voglia di scalare, merita il premio. Non possiamo fargli trovare la cima del muro vuota ed arida. Non possiamo neppure offrire noi stessi in trofeo, rischiando di perderci nel mondo altrui.

Bilanciamento tra vita privata e vita pubblica: se finora ha avuto senso in modo molto pratico, ora ha acquisito un significato ben più intenso ed intimo. Muri benedetti, da non abbattere mai. Muri da costruire sottili. Muriccioli facili da scavalcare, e semplici pietruzze sul cammino verso la nostra identità.

Un percorso ad ostacoli che ci permette di vivere gli altri senza perdere di vista noi stessi.

 

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