La vita nella cesta

La vita nella cesta

Ricordo quando ero bambino, ed il mondo era ancora grande e sconosciuto, e quella cesta nella mia stanza apriva la porta di mille sogni. Stimolava l’immaginazione, generava un indefinibile senso di eccitazione solo al pensiero di ciò che poteva contenere.

Mi trascinava nell’invenzione di nuovi giochi.

Era solo una cesta, e conoscevo perfettamente ciò che vi avrei trovato, aprendola. Ma un bambino, si sa, riesce a dare un nome ad ogni fantasia, e può nutrirsene senza curarsi di niente altro.

Avevo accumulato nel tempo decine di oggetti, diversi tra loro e tutti assolutamente fantastici. Mi sedevo lì accanto, e sollevavo quel coperchio che apriva ad un mondo diverso.

Cercavo qualcosa, e mi stupivo di quel che trovavo.

Il gioco non si esauriva mai. Ogni cosa, a suo modo, era importante, e poteva regalarmi momenti unici.

Una macchinina diveniva un mezzo per esplorare quella stanza, usando gli occhi di invisibili lillipuziani passeggeri. Una scarpa posata a terra era una montagna da aggirare, le gambe della sedia giganteschi ostacoli che definivano il percorso di quel mini viaggio. Il letto era un tunnel misterioso e buio, nel quale entrare per poi uscirne a riveder la luce.

Pinocchio, uno snodabile di legno con il suo berretto rosso sempre impeccabile, era un ginnasta da piegare in ogni modo. Un atleta che percorreva tra salti e piroette quello spazio tra il letto e la parete in fondo, improvvisata palestra di un improbabile maratoneta.

Le biglie erano futuristiche macchine in grado di rotolare, spinte da una forza misteriosa, in cerca di una traiettoria sgombra da ostacoli. Gli occhi degli amici peluches osservavano divertiti quel turbinio di vita attorno a loro, e mi incitavano a proseguire. Si animava la casa delle micro machines, e minuscole vetture entravano ed uscivano da garage e parcheggi. Davano la precedenza, rispettose, e portavano coppie felici al ristorante, o in giro a fare shopping nelle strade di quella magica città.

Quella cesta viveva con me, e custodiva la mia fantasia di bambino.

Chiudo gli occhi, ora, e cerco quel Pinocchio, e quelle automobili così cariche di vita. Le cerco tutte.

Il carburante che le muoveva allora, però, adesso sembra essersi esaurito. Le scarpe sono solo scarpe, e le sedie solo sedie. Pinocchio mi osserva, ed i peluches mi chiedono che fare.

Quel mondo smisurato, in cui tutto era possibile, è adesso una sequenza di cause ed effetti. Apro quella cesta, e cerco i colori del mondo B.

Li cerco, ma non sempre li trovo. So che ci sono, e attendono di essere nuovamente arcobaleno.

 

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