Il torchio e l’apnea

Il torchio e l’apnea

Sentire… Vedere…

Ogni ora, centinaia di immagini e suoni ci raggiungono, e colpiscono i nostri recettori, generando reazioni, regalando emozioni.

Poche sono quelle che vengono trattenute, memorizzate, custodite.

Molte quelle che saranno presto dimenticate.

Suoni e colori di un mondo che ci avvolge, ma che molto spesso tendiamo ad ignorare, immersi in attività sempre troppo impellenti, concentrati a risolvere problemi sempre troppo importanti.

La nostra vita si svolge all’interno di un cerchio. Il fulcro, molto spesso, è qualcosa che non sentiamo nostro, ma che ci fa muovere in tondo, ancorati ad un filo d’acciaio che ci costringe a non uscire mai dal perimetro.

Quando riusciamo a farlo, e tagliamo quel collegamento costrittivo, arriviamo a respirare aria nuova.

Nuovi profumi si svelano, nuovi colori si mostrano. Dismettiamo quelle maschere che abbiamo imparato a considerare quasi la nostra vera identità, e sorridiamo ad una vita che sembrava così spenta, e così vuota.

Sentire, vedere. Respirare quel vento di libertà, e ritornare a cercare il senso di un mondo altrimenti insensato.

Qualche metro di neve, o granelli di sabbia. Acqua, rocce… realtà che finalmente esulano da quella sfera protetta e coercitiva che nasconde il volto della realtà, rendendo l’inutile vitale, il superfluo urgente.

Quel senso di liberazione, da sempre inseguito, ma che sfugge con tanta facilità. Raggiunto, ci fa sognare, emozionare, commuovere e sentire vivi. Perduto, di nuovo, ci sprofonda nella brutale realtà quotidiana, che avanza ed incalza, ed opprime.

Che, quasi ogni giorno, uccide una piccola parte di quell’istinto che ci rende umani.

Chiudiamo gli occhi, ora. Tappiamo le orecchie, di nuovo. Ignoriamo quel richiamo ancestrale, e focalizziamo di nuovo tutta la nostra attenzione su quel cerchio, che ci attende inesorabile. Un piccolo salto, un click, e siamo di nuovo agganciati al metallico vincolo. Riprendiamo a girare in tondo, come bestie attaccate ad un torchio, e continuiamo a produrre qualcosa, senza mai sapere bene chi siamo veramente, e di cosa saremmo capaci se quel cavo potesse essere definitivamente spezzato.

Un lungo respiro, che soffochi quel profumo di vita, e si torna ad immergersi nella realtà. Quella che noi, ancora, chiamiamo vita.

 

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