Intimità violata
Un’opera d’arte. Un rettangolo perfetto, davanti ai miei occhi. 70×120 centimetri. Una porta, che prima non c’era.
Un varco, che mette in diretto collegamento lo spazio “di tutti” con quello che prima era soltanto mio.
Uno sguardo basta a capire che quel che c’era, ora non c’è più.
L’ultimo presente
Quando fai qualcosa per l’ultima volta, tutto ha un sapore diverso. Forse perché sai che non compirai più quel gesto. Forse perché presti particolare attenzione a quello che stai facendo.
L’ultimo pranzo fatto, l’ultima metro presa, l’ultimo ascensore, o l’ultimo sguardo a qualcosa. Le ultime parole, gli ultimi pensieri in un certo posto nel mondo non saranno mai più ripetuti.
Ciao.
Ciao Praga.
Ciao a quell’angolo di paradiso, lì sul castello e tra le vigne, da dove puoi guardare per ore la città, e scoprire sempre nuovi punti di vista. Con un bicchiere di vino caldo, in inverno, o un fantastico trdlo in estate.
Ciao alla collina di Petrin, col suo roseto così variopinto che acceca, e i suoi colori d’autunno, le sue passeggiate nel verde che trasportano in un mondo fatto di pace; ciao alla sua torre sferzata dal vento, i cui scalini tolgono il fiato ma fortificano, e ti aprono ad una vista mozzafiato.
Lo specchio delle illusioni
Un tempo amavo darmi delle definizioni. Ero quello che “questa cosa non la tollera”, quello che “questa cosa non si fa”. Un tempo avevo un’identità che, per me, era chiara, persistente, immutabile.
Un tempo, ad esempio, mi definivo pessimista. Forse, in realtà, lo ero davvero. O forse no. Questo non conta, poiché mi ero calato appieno nella parte. Mi ero fatto l’idea che un atteggiamento negativo nei confronti degli avvenimenti, presenti e futuri, potesse mostrare una profondità di pensiero ed uno spessore che, per qualche ragione, credevo di possedere.
A volte.
A volte occorre riprendere il controllo di una parte di se stessi, che sembra persa nel quotidiano naufragare delle buone abitudini.
A volte occorre potersi guardare allo specchio, e poter sorridere di se stessi. Di come, per qualche strana ragione, si sia pensato di non essere più quello che credevamo.
A volte occorre mettere da parte ogni acquisito preconcetto, ed accettare che, in un certo punto del nostro cammino, abbiamo smesso di essere quello che credevamo.
Etereo Altro Mondo
Osservo fuori, attorno a me. Bianco ovunque, candide nubi che avvolgono ogni cosa.
Rilasso la mente, mi abbandono al ritmico rumore dell’aereo che solca il cielo.
Attorno a me, la storia continua ad esser scritta. Una storia diversa, invisibile a chi mantiene i piedi sulla terra. Una storia intensa, eppure così evanescente che, in pochi attimi, muta e si cancella. Si trasforma.
Confessioni
A volte mi domando perché, nella mia vita, ci siano delle emozioni, comunemente osservate negli altri, che non non trovano il corrispettivo nella mia realtà.
Ieri mi è stato chiesto se sentissi la mancanza di una persona a me cara.
Ho dovuto fare uno sforzo per definire a me stesso il significato di “senso di mancanza”.
Ho chiuso gli occhi, ed ho immaginato me stesso alle prese con questa emozione. Mi sono prima raffigurato da solo, nella mia casa, a pensare a qualcun altro, ed a sentirmi limitato dalla sua assenza.
Ma poi ho percepito il senso di tranquillità che la mia casa mi comunica, e la scena si è dimostrata lontana dalla possibile realtà che stavo cercando di raffigurare.
L’album di foto
“In un album di fotografie, non vedi mai i momenti tristi. Ma sono quelli che ti portano da una foto felice alla successiva”.
Questa frase, sentita in un filmetto americano, una di quelle commediole romantiche che ormai vanno così di moda, ha colpito, per qualche motivo, la mia immaginazione.
Le Nuove Regole
Un breve flash illumina le dinamiche contorte di un uomo solo. Le regole che governano il suo mondo vengono svelate, sovvertite, piegate a quello che costituisce il suo unico fine: osservare e comprendere la bellezza di quel mondo ormai estraneo. Almeno per un giorno. Le Nuove Regole – Agosto 2011
La cornice di Luce
Un piccolo viaggio all’interno di una routine appartenente alla mia vita. Gesti ormai divenuti meccanici e ripetitivi. Un viaggio incontro alla rottura di ogni dinamica. Quando un incubo prende vita, ogni prospettiva cambia. La cornice di Luce – Aprile 2011