Palindromia di un errore

Palindromia di un errore

Quel lunedì mi sveglio e realizzo di aver sbagliato.
Cosa… difficile a dirsi. L’importante è aver coscienza di aver commesso un errore.
La subdola biscia, che si avvicina di soppiatto, senza rumore… fa giri strani, ed alla fine morde.
Il motivo dell’errore è evidente: hai sempre la responsabilità delle tue azioni, ma anche della gestione degli impatti su te stesso delle altrui azioni.
Un po’ come dire che se qualcuno qui ha sbagliato, quello sei tu!
E quindi, è inutile schermirsi. Quel lunedì, quando ti svegli, lo sai che hai sbagliato.
La percezione di questa magnifica e disarmante verità la fa apparire un po’ come la sorella minore di quella fantastica frittata che fa sempre il triplo carpiato ed atterra là dove non ti aspettavi. Casualmente, sempre in terra.
Al termine dei giochi (vogliamo dire a bocce ferme, che fa più cool?), che tu sia la vittima sacrificale od il carnefice boia, ti troverai comunque a svegliarti quel lunedì.
L’antidoto potrebbe essere quello di acquisire suffienti doti di “trouble management” da poter fronteggiare la biscia che colpisce. Ma non basta. Quel lunedì capisci di aver sbagliato. Ma non pensare che poi, quel martedì, qualcosa cambierà.
La biscia è sempre in vena di regalare simpatici morsi, e l’eroe dell’errore è il miglior candidato a scoprire il polpaccio.
Comunque la si voglia vedere, sembra che l’onestà intellettuale sia ormai démodé.
Al risveglio, quel lunedì, pensavo a quel fantastico gioco che ormai ha raggiunto una diffusione assolutamente capillare. Non puoi fare a meno di partecipare anche tu, e una volta iniziato, puoi smettere solo se lo completi.
“Damn Love Affair” è chiamato. Un successo planetario.
Nel gioco rappresenti Wrong, l’eroe dello sbaglio, proiettato in un Universo dove è costretto ad attraversare infiniti livelli prima di affrontare il mostro finale. Lo scopo è scovare la fantomatica ed introvabile “Right Step”… la mossa giusta. Infiniti quadri pieni di errori di ogni natura e genere che l’eroe dovrà completare prima di giungere, finalmente, all’ultimo livello, ove gli verrà donata la tanto sudata e meritata “Pace Eterna”, rappresentata nel gioco da una cassa in noce massello davvero invitante.
Per attraversare e superare i vari quadri occorre una prontezza d’animo davvero non indifferente. Infinite situazioni, tutte diverse tra di loro, si presentano all’eroe senza il minimo preavviso. In tutti i casi si tratta di trovare la giusta maniera di interagire con gli altri personaggi del gioco.
Chiaramente è molto facile sbagliare.
L’introvabile “Right Step” è nascosta dietro ogni battaglia. Lo scopo del gioco non è quello di completare i livelli con il maggior numero di vittime, ma, piuttosto, di superare il quadro finale con il numero minore di “avversari” feriti… oltre al nostro Eroe, chiaramente.
Gli errori che si commettono sono migliaia, e man mano che si va avanti, di quadro in quadro, ci si rende conto di come sia assolutamente facile commettere qualche imprecisione anche in quegli incontri in cui tutto sembrava andare per il meglio.
Errori che costano, sempre, molto cari. Facendo una selezione delle tipologie di sbagli più frequenti, mi verrebbe da condensarle in due principali.
Ci sono quei casi in cui il nostro errore consiste nel non riuscire a veicolare bene tutte le informazioni in maniera tale da non colpire l’altro troppo duramente, ma al contempo mostrare una irremovibile quanto affranta fermezza nelle proprie posizioni. Non sempre si riesce ad evitare di lasciare all’avversario false illusioni che lo costringano a ritornare (e quindi lo si dovrà affrontare una seconda volta) e difficilmente lo si riesce a fare mantenendosi disponibili ed aperti, pieni di rammarico per quel che sta accadendo ma convinti che sia la cosa giusta (in maniera da accelerare il processo di ripresa dell’altro ed evitare di dover dare un’ulteriore mazzata successivamente).
Capita anche di sbagliare perché non si riesce ad ottenere dall’altro una visione sufficientemente chiara circa le ragioni di un atteggiamento di totale inconsistenza e variabilità che ci ha creato problemi e, magari, fatto perdere forza. L’eroe, spesso, pretende di avere una risposta chiara ed univoca che possa dargli la percezione che dall’altro lato ci sia una irremovibile ma affranta fermezza, che non lasci false illusioni, e che mostri apertura e disponibilità. L’eroe vorrebbe percepire il rammarico per ciò che sta accadendo, ma anche ricevere l’impressione di una solidità decisionale che mostri come l’altro è consapevole di fare la cosa giusta.
Quanti errori che fa questo eroe… e povero chi capita dall’altro lato durante le sue avventure… C’è una domanda che forse potrebbe avere origine a questo proposito: quale sarebbe questo “altro lato”?
A volte, davvero, sembra essere un gioco scoraggiante. Comunque vadano le cose, dopo aver affrontato decine di situazioni diverse, dopo aver lottato ed applicato ogni possibile strategia, sia che si agisca in maniera attiva, sia che ci si trovi a subire passivamente una situazione, la responsabilità di quanto accade finisce per assomigliare a quella frittata salterina. Un bel carpiato, e la colpa è dell’Eroe. Come sempre. Come nella vita reale. Come quel lunedì, quando hai la sensazione, decisa, di aver sbagliato qualcosa.

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