La lunga marcia del pinguino

La lunga marcia del pinguino

… e che vor dì, qualcuno domanderà… Oppure nessuno se lo chiederà, e semplicemente quel nessuno continuerà a leggere per vedere dove volevo andare a parare.

Uhm… mica facile a dirsi, specie se si vuole tenere il tutto in poche righe.

Ma, onestamente, non ho proprio l’intenzione di essere breve.

Il pinguino. Nome comune di uccello facente parte della famiglia degli Sfeniscidi (Spheniscidae), ordine Sfenisciformi (Sphenisciformes).

Simpatico volatile molto poco leggiadro e decisamente più acquatico che aereo.

Un po’ come dire… né carne né pesce… in questo caso l’associazione essendo molto molto calzante.

Nel 2005 è stato fatto un documentario, diretto da Luc Jacquet, intitolato proprio “La marcia dei pinguini”. Non ho scippato il nome, in realtà mi è venuta in mente questa cosa della marcia e, cercando su google, mi sono imbattuto nella voce di Wikipedia dedicata a tale documentario.

E perché ti è venuto in mente il pinguino e la sua stramaledetta marcia?

Mi ricordavo di racconti relativi alla vita del pinguino. In particolare di quanto la sua vita sia difficile e di quanto questo animale sia un po’ uno scherzo della natura (senza voler dare a questa considerazione nessunissima accezione negativa, beninteso).

In ogni caso, un uccello che non vola e che, in aggiunta, ha serie difficoltà di deambulazione, e che diventa invece armonioso in acqua (dove, però, non può vivere in quanto sprovvisto delle più elementari dotazioni concesse ai pesci), mi fa di sicuro pensare ad un disadattato che trascorre la sua vita costantemente alla ricerca di un posto dove stare.

Barcollante e goffo, il pinguino cerca la sua strada, attraversando scenari impervi nel tentativo di sopravvivere alle difficoltà quotidiane.

Non ha la possibilità di migrare utilizzando il mezzo più rapido, l’aria. Deve restare con i piedi per terra, e rischia di soccombere costantemente agli assalti di predatori più forti di lui, nei confronti dei quali è totalmente inerme ed in condizioni di assoluta inferiorità.

Vede attorno i suoi “simili” spiccare il volo e, totalmente non in grado di emularli, affronta in silenzio le sfide dei ghiacci e del freddo, per portare a casa la tanto sudata pagnotta.

Un po’ come me, alla fine. In realtà, un po’ come molti che vedo attorno.

Per altre ragioni, e con manifestazioni decisamente diverse, sento decisamente il peso di una marcia lunga e faticosa attraverso situazioni che non capisco e che non voglio capire, con difficoltà di integrazione con le specie che dovrebbero essermi simili ma che, di fatto, non lo sono.

Un percorso che mi accompagna da sempre, e che non si concluderà che con il mio ultimo respiro, che mi sta facendo attraversare posti magnifici, in compagnia di persone straordinarie e meno, ma che mi costringe costantemente a cercare di razionalizzare il contesto in cui mi trovo, e capire in che maniera sia meglio agire e reagire.

Ho commesso tanti errori, e continuo e continuerò ad agire sbagliando. Da questi ho tratto risultati più o meno utili, ma di sicuro ad ogni passo fatto è poi seguita la scoperta di una strada intera da percorrere, per arrivare dove, fino a poco prima, non pensavo neppure di dover giungere.

La lunga marcia del pinguino è anche il mio lungo percorso per arrivare ad un traguardo che, costantemente, si muove e sembra allontanarsi.

Un percorso che scopre sempre nuovi dubbi e nuove incertezze, che genera costantemente domande a cui non si riesce a dar risposta (ricordate quale fosse poi l’approccio alle domande?).

Una faticosa camminata all’interno dei meandri delle relazioni umane, dei dubbi esistenziali, delle crisi d’identità e delle inconsistenze caratteriali.

Un percorso di apprendimento che, spesso, è di estremo interesse… ma soltanto se si possiede, o si acquisisce, una forte dose di capacità di autoanalisi, di autocritica, e si utilizza ogni esperienza per mettere a frutto i suoi insegnamenti.

Insomma, per non farla troppo lunga, qua si cammina… anzi, si marcia. Di continuo.

Siamo un po’ pinguini, io di sicuro lo sono… barcollando continuerò ad andare avanti, nella speranza di raggiungere la fantomatica destinazione (che non si sa bene quale sia) ma, più importante ancora, costantemente concentrato sulla perenne fase di apprendimento.

Lascia un commento