Archivi autore: Simone

Quel giorno era un giorno caldo. Ero a sistemare l’orto, ed una telefonata mi ha fatto interrompere tutto. Sei stata tu a farti vedere, a catturare l’attenzione, e da quel momento ignorare la tua esistenza è stato impossibile. Il destino era già scritto, perché era evidente che tu stessi male, ed era evidente che saresti venuta da noi. Eri nell’erba, ferma, e la vita fuggiva via rapida. Non eri sola, ma solitario era il tuo destino. Negli occhi l’attesa consapevole. Eravamo in due a decidere cosa fare ed il cibo ci è sembrato, all’inizio, il modo migliore per aiutarti. Ti abbiamo portato i croccantini ed il paté ogni giorno per mesi, ed abbiamo scoperto la tua storia. Eravate in molti quando siete nati, una bella cucciolata venuta al mondo in un ambiente ostile: le persone non amano i cani randagi, e solo un’anima pura come la signora Lilly ti ha…

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La sensazione era quella di una mancanza. Strano davvero, perché a lui nulla mancava mai.
Chiudendo gli occhi, in quell’esatto momento, vedeva tutto con estrema chiarezza. La linearità del percorso fatto finora lo stupiva, specie considerando che ogni istante di quel cammino aveva portato con sé dubbi, difficoltà e crisi, e che ogni evoluzione era costata rinunce, sacrifici, mortificazioni ed innumerevoli tentativi, molti dei quali avevano rallentato, se non arrestato o invertito, il processo stesso di avanzamento.
Bastava disattivare per un attimo gli stimoli esterni e, tutto questo, appariva così semplice e lineare da far sembrare alieno il solo pensiero del costo che aveva avuto.

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Quando il sorriso è un’arma che travolge, capisci che la vita è fatta anche di leggerezza. Quando basta un attimo per dimenticare una giornata dura, capisci che il tuo mondo non finisce dove hai sempre sospettato. Quando lo spazio davanti a te si espande, ed il tempo si moltiplica, comprendi che un solo istante può insegnarti tutto quello che non sai. Quando riesci a sentirti vivo, puoi correre e saltare. E guardare ad ogni cosa in modo nuovo.

Le note erano tutte attorno a lui. Ne avvertiva le vibrazioni, mentre camminava tra la gente. Migliaia di persone, ognuna col suo mondo, ognuna con i suoi pensieri. Lui aveva la musica a spegnere i suoi. Troppo intensi, presenti, spaventosi.
Scivolava silenzioso in quel mare di sconosciuti, e guardava i loro volti, ignari di quanto stesse per accadere.

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Tutto ha un inizio, ed una fine. Non si scappa da questa regola base.
Eppure siamo soliti vivere pretendendo che ciò che facciamo sia in realtà eterno. Ci illudiamo che qualcosa possa durare perché, altrimenti, non saremmo in grado di dargli abbastanza importanza da potervi porre la dovuta attenzione.
Siamo orientati al risultato, investiamo su ciò che riteniamo possa essere un investimento per il futuro.
Salvo, poi, restare spiazzati dalla sua prematura fine.

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Sento distintamente lo strappo di qualcosa che si lacera; non riesco a deglutire; la gola è secca e la bocca impastata.
Pensieri volano, si aggrovigliano, mutano e cercano disperatamente un appiglio. Quando ti rendi conto che stai distruggendo qualcosa di importante, ogni altra cosa perde valore, si appanna miseramente, lasciando un vuoto pressoché totale.

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Mettere un punto. Fermarsi. Concedersi il tempo per una palla di neve, un pupazzo, una passeggiata tra la neve. Roma come Cortina. Meno adatta, insufficiente a gestire il disagio. Tanto che la vita si ferma. Una pausa.
Non per scelta, ma per necessità, si indossano gli scarponi, si recuperano i guanti, e si scende in strada, o nel parco. Disastro per gli spostamenti, i romani alzano gli occhi, sorridono e si concedono una tregua in una vita fatta per correre. Non tutti. C’è chi si dispera, come sempre quando il mondo è in ginocchio, piegato da una natura che poco si cura di noi, e segue il suo ciclo.

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Il mondo è strano. Catapultati, tutti noi, su questa giostra, facciamo del nostro meglio per capirne le regole.
Forse l’aspetto più complesso è quello che regola gli aspetti sociali.
Ciò che mi lascia sempre perplesso è che tutti lo facciano sembrare così facile… legare con un altro essere umano.
E’ come se nessuno avesse detto loro che è la cosa più difficile al mondo.

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