Provvisorio

Provvisorio

Non so se sia qualcosa che capita soltanto a me, ma ad essere onesto ho l’impressione che sia, invece, un sentire abbastanza comune. Riflettendo, avverto la netta sensazione che tutto quello che mi accade sia, in qualche maniera, provvisorio.

Sarà il solito discorso vago eppure assolutamente noto, oppure sto scrivendo qualcosa di interessante? Questa è la vera domanda che sempre assilla la mia mente quando provo a mettere su carta (in questo caso dovrei dire “quando provo ad occupare qualche byte di memoria da qualche parte nel mondo”) alcuni dei pensieri che, altrimenti, restano solo parcheggiati in qualche angolo oscuro del mio cervello.

Alla fine dei giochi, non ha grande importanza, visto che l’esercizio della formalizzazione di idee ha sempre un suo valore intrinseco che prescinde, poi, dall’effettiva originalità dell’idea stessa. Certo, dire nuovamente cose già sentite fa sembrare tutto il discorso quantomeno una perdita di tempo.

In questo caso specifico, probabilmente l’idea della provvisorietà di ogni cosa è un tema annoso e sviscerato a sufficienza da chiunque si sia posto il problema (magari anche dal resto delle persone, che sono state coinvolte loro malgrado nella discussione). Il punto della questione è, piuttosto, quanto io abbia focalizzato questa tematica e quanti risultati sia riuscito a derivare dall’analisi delle mie sensazioni in proposito.

In particolare, durante queste fasi della mia vita in cui tante cose sono cambiate, molte altre si sono letteralmente stravolte, e la mia esistenza sta oscillando in attesa di prendere una strada piuttosto che un’altra, ho costante la sensazione che ogni cosa stia accadendo all’interno di una serie di grosse, o meno grosse, parentesi che si aprono e si chiudono costantemente senza, però, segnare in maniera effettiva il mio percorso all’interno del mondo.

Sono davvero poche le pietre miliari che restano immutate ed immutevoli. Tutto viene costantemente sconvolto, e sembra sempre che io viva un momento transitorio.

Giusto per rendere l’idea, mi sembra di ripetere davvero troppo spesso la frase: “vediamo cosa succede”. Troppo di frequente mi accadono cose che io prendo così come sono, in attesa di sviluppi. Troppe volte mi accorgo di vivere quello che mi accade con lo spirito di chi sta “campando alla giornata”.

Quali sono i progetti a lungo termine? Dove stanno quei sogni che tempo addietro ricordo di aver avuto e che sembrano quasi sfumati in un alone di quotidianità estrema?

Fortuna vuole che non sia tutto così. Sarebbe tremendo non avere progetti su se stessi. La giornata si consuma tra problemi di lavoro, meeting, relazioni interpersonali che, però, ruotano sempre attorno alla stessa sfera professionale nella quale viene affogato quasi il 100% della nostra esistenza, obbiettivi di carriera da realizzare, sensazioni di inadeguatezza da gestire… e potremmo continuare per pagine intere senza esaurire la lista di punti da gestire che riguardano il nostro ruolo nella società, e non strettamente la nostra persona in quanto essere umano.

I sogni ed i progetti che riguardano noi stessi sono sottoposti ad un continuo e tremendo slittamento in avanti, per far posto a qualcosa che, malgrado possa far parte della nostra vita, non ne costituisce di sicuro il nucleo principale.

Anche l’impegno che si profonde nel tentativo di raggiungere quelle mete che ci eravamo dati come obbiettivo è inevitabilmente ridotto, e ci costringe a rimandare qualcosa che, in realtà, sarebbe per noi davvero molto importante.

Ci sono alcune cose che, però, riescono fortunatamente a porre un forte freno a questa innaturale pratica di rimandare quello che davvero conta. Alcune delle tappe fondamentali di una vita esercitano il loro fortissimo richiamo e riportano, fortunatamente, un po’ di ordine nelle priorità.

Inizio a vedere una parte di quel percorso, inizio a scorgere alcuni obbiettivi che vorrei realizzare, ed il peso di un lungo periodo vissuto in maniera così provvisoria trasforma questi piccoli spiragli di speranza in fantastici sogni da realizzare e vivere con intensità.

Sarà reale quel sentiero che scorgo davanti ai miei piedi, e che esercita un richiamo così forte?

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