Il mondo che gira

Il mondo che gira

Panta Rei.

Eraclito, secondo tradizione, sosteneva come l’uomo non potesse vivere due volte la stessa esperienza, emozione, non potesse agire due volte nella stessa maniera.

Tutto scorre, come da volgare traduzione di questa geniale intuizione… in realtà non è il tutto che scorre, ma il tempo che trasforma. Così, ognuno, agisce secondo le variabili della sua vita più quella, insindacabile, del tempo.

Ogni azione compiuta la seconda volta, per quanto ripetuta con le stesse intenzioni e con la stessa finalità, non può essere uguale ad un’altra, avvenuta nel passato, per quanto prossimo esso sia.

Il mondo filtra attraverso gli occhi con un’intensità che è frutto di un viaggio, e quindi dipende strettamente da quella insidiosa variabile che facilmente si trascura. Un’Odissea, più che altro… vissuta alla pari del vecchio Ulisse, che attraversò il mondo allora noto per giungere nella patria. Un viaggio, il nostro, alla ricerca della natura stessa dei sentimenti, verso quei lidi che vorremmo eleggere a nostra magione.

Eventi, mutamenti, rotazioni intense che incontriamo su questo percorso e che mostrano ognora un lato diverso di quel limbo in cui viviamo, in attesa dell’Acheronte del nostro viaggio. Verticalizzazioni emotive che rovesciano ad ogni istante la realtà che intendiamo e che siamo pronti ad affrontare… funamboli, noi tutti, di una vita all’insegna della corrente. Una corrente potente che porta via le persone, le espone alle emozioni più disparate, e le riporta indietro a ricercare quel fulcro sul quale far ruotare un futuro apparentemente sempre più breve ed incerto.

Desiderio, dubbio, inconsistenza… timore. Regolano quel viaggio, scandendo come un metronomo scarico quei ritmi che non riusciamo ad imporre. A monito di esigenze mai sopite e non eludibili, le quali costituiscono, in fondo, l’essenza di quel fiume che porta via con sé il nostro presente, cercando di rendere immanente quel futuro prossimo che tendiamo invece a fuggire.

Vaghe elucubrazioni ricche di emozioni scandiscono il tempo della nostra mortale vita, spesa a dubitare, evitare, fuggire. Pensieri ombrosi nascondono le più forti necessità, rughe nel tempo mostrano meno impellenza di quella che, invece, la caducità ci impone.

Questioni inutilmente affrontate e più alienanti di quello che la perdita del senso della vita causa a tutti noi vittime della necessità di verificare, sperimentare, capire, modellare, guidare, gestire, evitare. Ciò che rende l’animo speciale è quell’emozione che permette, malgrado tutto, di sorridere a quello che riceviamo dall’esterno, anche quando ha danneggiato i nostri circuiti emotivi. Di provare quello stupore che – forse è questa l’origine della mia fondamentale incomprensione con tale umana categoria – i bambini riescono a mostrare per qualsiasi cosa sia manifestazione della vita, dell’energia che ci pervade e che, erroneamente, cerchiamo di domare e di spegnere.

Una pulsazione lontana, ma inestinguibile, pervade l’animo di chi, come me, ha forzatamente soffocato sentimenti che hanno guidato le sue azioni per un periodo di tempo sufficientemente lungo a potersi considerare reale, e non frutto di immaginazione e fantasia. Un battito che scandisce il tempo, lentamente, ma inesorabilmente. Che fa vibrare le corde che sono state violentemente ancorate alla propria ossatura nella speranza che smettessero di generare tante inutili sofferenze. Senza capire che molte di esse si nutrivano del tentativo stesso di evitarle, in una dannosa spirale, arrogante e persistente.

Errori, dolori, ostacoli ed ingiustizie generate dall’umana incapacità di vivere secondo il principio dell’evoluzione, create e portate avanti da quei limiti che, sempre, caratterizzano ogni nostro momento nella vita terrena. Incomprensioni e incompatibilità che dovrebbero essere valutate come Eraclito cercò di fare con l’acqua del fiume. Nessuno mai, per quanto breve possa essere il tempo trascorso, potrà posare il proprio piede due volte in un fiume bagnandosi con la stessa acqua. Nessuno mai potrà ripetere due parole con la stessa intensità. Nessuno.

Ma nessuno potrà violare quell’intima realtà di quei sentimenti che, forzati, soffocati, distolti e disconosciuti, continuano a perturbare quel delicato equilibrio della vita interiore che scorre, si modifica, vaga e torna, e cerca sempre, senza pace, e senza risultato, di sottrarsi a quella legge di natura che fa scorrere tutto, ma lascia immutato qualcosa che sembra essere l’essenza stessa della vita, e della felicità, sempre troppo fuggevole e lontana… Una legge che non permette a quel viaggio verso Itaca di proseguire, a quella nave di emozioni di raggiungere un porto che sembra così distante e così irraggiungibile. Una legge che, però, dovrà necessariamente essere infranta. Per poter eleggere a patria quel regno di emozioni ormai quasi sconosciute e distanti.

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