Il momento perfetto

Il momento perfetto

Le note erano tutte attorno a lui. Ne avvertiva le vibrazioni, mentre camminava tra la gente. Migliaia di persone, ognuna col suo mondo, ognuna con i suoi pensieri. Lui aveva la musica a spegnere i suoi. Troppo intensi, presenti, spaventosi.
Scivolava silenzioso in quel mare di sconosciuti, e guardava i loro volti, ignari di quanto stesse per accadere.
Roma in quella stagione appariva perfetta. Accoglieva i suoi cittadini ed i turisti offrendo loro condizioni climatiche perfette, un centro storico attrezzato con negozi aperti anche durante il weekend, concerti e manifestazioni di ogni tipo.
Era una città incredibile, e quel giorno via del Corso era decisamente affollata.
La sua destinazione era piazza del Popolo,e non mancava ormai molto. Erano le 17:30; l’appuntamento era stato fissato per le 18:00, quindi aveva sufficiente tempo per raggiungere la postazione e prepararsi. Quello era il gran giorno.
Si sentiva fortunato ad essere lì. Si sarebbe potuto trovare in una miriade di altri posti e non era sicuro che sarebbe stato altrettanto bello. Doveva solo smettere di pensare e godersi quei momenti, ed a questo scopo la musica.
Le vetrine attorno a lui erano un’esplosione di colori, la primavera non era solo nell’aria ma si rifletteva anche nell’abbigliamento in vendita, ed in quello delle persone che camminavano con lui.
Lo zaino pesava un po’, ma si era allenato parecchio per portare con disinvoltura e senza affaticarsi troppo quel carico sulle spalle. Era un grosso zaino da trekking da 70 litri, uno di quelli che sono soliti usare gli studenti che vanno in trasferta oppure i viaggiatori fai-da-te, quelli che vogliono conoscere il mondo per com’è fatto per davvero, senza intermediazioni che possano distorcere la natura del lori viaggio attraverso una selezione meramente turistica di posti da vedere.

Si confondeva abbastanza tra la gente, anche se quella strada, in quel giorno di primavera, era più adatta agli amanti della passeggiata con shopping piuttosto che a viaggiatori attrezzati di tutto punto.
Ad ogni modo percepiva come nessuno facesse caso a lui, se non quel tanto che serviva per evitare lo scontro frontale, cosa che faceva anche lui, cercando il giusto percorso tra quella folla disordinata che si fermava ad ogni vetrina e camminava a varie velocità, senza una precisa regola.
La destinazione era vicina, e l’appuntamento con essa. Doveva essere molto preciso, e non intendeva deludere nessuno. C’erano grandi aspettative.
Era spaventato, ma si era anche preparato bene: conosceva ogni dettaglio, e sapeva che sarebbe andato tutto bene.
Quando entrò nella piazza, rimase sconcertato dalla sua vastità e bellezza. Non la ricordava così, e la sorpresa gli fece mancare il fiato per pochi istanti.
C’era moltissima gente, soprattutto sui bordi, dove numerosi gruppi di persone erano ferme a parlare, turisti guardavano la cartina oppure facevano foto ed artisti di strada esibivano la loro abilità in diverse maniere.
Bambini di ogni età scorrazzavano e schiamazzavano allegri, rincorsi a volte da mamme ansiose, altre volte da altri bambini.
Il suo appuntamento era nei pressi dell’obelisco Flaminio, al centro della piazza. Trovò un posto libero sul lato in ombra, sui gradini di fianco ad una delle quattro fontane e si sedette, attendendo le 18.
Pose lo zaino davanti a sé, tra le sue gambe, e si godette l’aria fresca di primavera in quella magnifica piazza.
La musica continuava ad aiutarlo a non pensare. Riusciva a concentrarsi solo sui ciò che vedeva, e questo lo stava aiutando moltissimo.
Mancavano solo 5 minuti.
Nella sua vita aveva viaggiato tanto, ed ora capiva come ogni passo fatto lo avesse avvicinato a quel momento di perfezione in quel posto perfetto. Chiuse gli occhi e la musica lo guidò.
Quando le lancette segnarono le 18:00 a Roma, Parigi, Madrid, Berlino, Vienna, le 17 a Londra e Dublino, le 12:00 a New York e Miami, le 11:00 a Chicago e New Orleans e le 09:00 a Los Angeles e San Francisco, prese il piccolo radiocomando e premette il solo tasto presente, ponendo fine a quella parte di mondo mentre, lo sapeva, altri mille come lui facevano lo stesso nello stesso istante in tutto l’Occidente. La luce e il boato dell’esplosione, perfettamente sincronizzata con le altre nei punti strategici di Roma e di tutte le altre Capitali del Declino Umano, accompagnarono le ultime note della canzone che stava ascoltando, mentre il mondo conosciuto andava in pezzi.

Poi fu silenzio, perfetto e totale.

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