Etereo Altro Mondo

Etereo Altro Mondo

Osservo fuori, attorno a me. Bianco ovunque, candide nubi che avvolgono ogni cosa.

Rilasso la mente, mi abbandono al ritmico rumore dell’aereo che solca il cielo.

Attorno a me, la storia continua ad esser scritta. Una storia diversa, invisibile a chi mantiene i piedi sulla terra. Una storia intensa, eppure così evanescente che, in pochi attimi, muta e si cancella. Si trasforma.

Trame complesse di fitto vapore bianco, lente, abbracciano l’azzurro. Soffici cavalieri del cielo galoppano incontro a misteriose avventure. Giganteschi mostri nuotano lentamente in improbabili specchi d’acqua, bianca ed eterea come le alte montagne fumose che li circondano. Schiere di animali migrano, attraversando sconfinati terreni in cerca della loro strada. Misteriosi profili si voltano; enormi occhi mi osservano, mentre chiome di candidi alberi nascondono fervente vita in evanescenti nastri di vaporosi greggi, che trottano in file ordinate, e si disperdono. Un iceberg solitario solca il cielo, maestoso ed autoritario, mentre muscolosi nuotatori si affrontano in una complessa gara, ed ignari e rilassati bagnanti si concedono un momento di relax, lasciandosi cullare dalle onde ed osservando il cielo sopra di loro.

In alto, improbabili volatili spiegano le ali, forse rapaci in cerca di prede, forse docili mostri volanti alle prese con la ricerca del senso della loro presenza in quello scenario monocromatico e fugace.

Come in risposta alle loro domande, le forme grottesche si dissolvono in fretta, e mille piccole rondini si affrettano a beneficiare di quel materiale non più usato. Si materializzano, e si disperdono in un cielo azzurro che fa quasi male agli occhi.

Una renna sembra ricordarmi che il Natale non è mai troppo lontano, e mi osserva transitare in quell’inopportuna scatola metallica, chiedendosi perché mai si debba disturbare quel convivio di bianche apparizioni.

Delfini all’orizzonte mi scortano nel mio viaggio, e sembrano meno scorbutici della renna, la quale ormai ha perso i suoi contorni definiti e, con essi, la sua espressione imbronciata.

Un serpente gigantesco si allunga davanti ai miei occhi, occupando gran parte del mio spazio visivo. Si libra al disopra di quel mare e dei suoi delfini, e transita sotto di me, diretto chi sa dove. Non sembra avere un’aria minacciosa, ma è meglio stare in guardia. In lontananza, la forma di un piede di spropositate dimensioni suggerisce la presenza di un’enorme statua vittima di un orrendo atto vandalico. Su un piedistallo, domina il lago che si stende subito oltre, e sembra custodirne i segreti, misterioso e possente guardiano.

I contorni del lago disegnano un cerchio irregolare, attorniato da vistose e soffici colline, cosparse di arbusti  come riccioli di una parrucca.

Ci tuffiamo nelle sue acque azzurre, ed esploriamo le radici di quelle bianche alture, ammirando la meravigliosa simmetria delle loro forme. Trapassiamo un enorme orso, appeso a testa in giù sotto le colline, e viaggiamo attraverso le sue membra fumose, immaginando di vederlo voltarsi, nel tentativo di afferrare quell’oggetto che lo ha ferito a morte.

Una sua zampa si protende, minacciosa, ma riusciamo a virare per evitarla, e ritorniamo a goderci quella soffice pavimentazione. Una distesa erbosa, sulla quale mille e più bufali corrono, a testa bassa, sollevando bianca polvere attorno. Li raggiungiamo, e sfioriamo le loro teste, per poi immergerci, come un miracolo, in quell’inoffensiva prateria, e completare quel viaggio, per tornare al nostro altro mondo.

La storia, lo so, continua. Si evolve, si trasforma. Non sarò più partecipe di quello scorcio di cielo, che domani sarà diverso.

Ma sono lieto di aver goduto di una tale bellezza, sconosciuta ai più, che sembra essersi rivelata ai miei occhi per essere ammirata, e subito dopo scomparire, lasciando il posto ad altre meraviglie. Un ciclo continuo di rinnovamento.

Un ciclo evanescente e vitale.

Sbarco dall’aereo, alzo gli occhi e la giraffa mi strizza l’occhio, dandomi appuntamento al prossimo viaggio.

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