La signora con il gatto

La signora con il gatto

Sogno.

Si dice tutto e il contrario di tutto circa il significato e l’origine delle attività oniriche. Di sicuro, nella mia esperienza, sono poche le volte in cui un sogno mi resta agganciato anche quando mi sveglio.

Questo, in particolare, ho faticato a ricordarlo, e ho dovuto ricostruirne alcune parti, che non saranno assolutamente fedeli al loro reale svolgimento.

Non credo nel significato dei sogni… credo invece nella loro origine assolutamente improntata a spunti tratti dalla vita reale. Per questo motivo, appare inequivocabile che quel giorno avevo, forse, uno stato d’animo alquanto inquieto (giusto per usare un eufemismo…). Chissà perché (a dire il vero lo so bene, il perché… ma non è posto e luogo dove scriverlo).

Bene. Il tutto inizia con l’immagine di una signora che entra. E’ una signora un po’ panciuta. Pienotta, si potrebbe dire. Corpulenta, insomma. Dove esattamente stia entrando non è molto chiaro. E’ una stanza arredata, soffitto alto, poco luminosa. Spaziosa. Ha un gatto tra le braccia. Pelo lungo, occhio acceso. Malefico.

La struttura in cui questa stanza è posizionata sembra essere qualcosa di simile ad una piattaforma petrolifera, solo arredata come un appartamento. E’ sospesa sul mare, poggiata su palafitte profonde. Una panoramica sull’esterno mostra quanto sia isolato questo posto. Tutto intorno, il mare, con le sue onde lunghe e nere. Pericolose. Tutto sommato, malgrado si abbia la sensazione di quanto piccola sia questa specie di piattaforma in rapporto alla forza dell’acqua tutt’intorno, che preme e sembra quasi voler cancellare questo neo sulla superficie di un mare altrimenti incontaminato, la postazione sembra emanare una specie di forza intrinseca che rassicura.

Questo appartamento in mezzo all’Oceano sembra essere un luogo sicuro. La donna entra, ed il gatto sgrana i suoi occhi demoniaci, puntandoli su di me. Io sono lì, in mezzo alla stanza, ed aspetto l’arrivo della signora. Non si capisce bene come sia giunta lì, né come io possa trovarmi in quella casa. Guardo la donna, ed osservo i movimenti del gatto, che sembra improvvisamente impaziente tra le braccia della sua presunta padrona.

Un lampo schiarisce a giorno la stanza, e l’animale salta improvvisamente giù a terra, nascondendosi in qualche angolo scuro non raggiunto dalla luce del temporale che, improvvisamente, si è scatenato e che sferza con la violenza della sua pioggia le finestre dell’appartamento.

Mi volto verso la camera da letto, e vedo, poggiati sullo schienale della sedia accanto alla piccola scrivania, dei vestiti, piegati ed ordinati con cura. Le lenzuola sono mosse, come se qualcuno avesse dormito in quel letto, e si intravede, grazie ai riflessi di uno specchio, un accappatoio appeso dietro la porta del piccolo bagno.

La casa è abitata, e la sensazione che provo immediata è di non essere io il proprietario di quegli oggetti che testimoniano la presenza umana in quel posto improbabile. Il gelo avvolge le mie membra, mentre avverto dei movimenti provenire proprio dal bagno.

Un lampo improvviso inonda di luce il letto disfatto, ed una figura entra in campo, mostrandosi ai miei increduli occhi. Mi volto verso la donna e sono consapevole di essere stato raggirato, ma ancora non ne capisco le reali implicazioni. Lei avanza e si avvicina all’altro abitante. La casa inizia a tremare, all’improvviso. Mi rendo conto che la tranquillità percepita all’inizio era solo illusoria, e che tutto finirà per crollare. L’acqua sta per inghiottire la casa, noi, e sta per cancellare definitivamente quell’angolo di mondo.

L’appartamento trema, e si avvert netto il cedimento delle colonne che lo tengono sospeso sul mare. La rottura è improvvisa, ma la piattaforma continua a restare piantata sulle palafitte. Un ultimo tentativo di resistenza, poi lo schianto e tutto rovina nel mare.

Siamo stranamente stabili all’interno. Nulla si rompe, l’acqua non penetra nella casa, ove si avverte un curioso silenzio.

Solo i nostri sguardi sono vivi. I miei occhi sono piantati in quelli della donna. Il gatto è scomparso, ed il terzo personaggio rimane parzialmente in ombra. Un rumore, e la vetrata cede, permettendo all’acqua di invadere quello spazio fino a pochi istanti prima silenzioso e curiosamente sicuro.

Mi ritrovo all’esterno, in acqua. Il mare è impetuoso ed impedisce di restare a galla per più di pochi secondi. Vengo trascinato sotto e riemergo di continuo. Stranamente, non sono spaventato. In una delle involontarie immersioni scorgo la donna che affonda. Ha gli occhi aperti, e mi rendo conto che non è umana. Una statua che affonda, senza fare nulla per fermare il processo di immersione. I suoi occhi sono dipinti, la bocca è una macchia rosata in un volto di cera. I suoi vestiti sono dipinti che iniziano già a stingere, perdendo le loro variopinte tonalità e sporcando l’acqua attorno.

Il gatto è improvvisamente ricomparso, e si barcamena per restare a galla. Alcuni cuscini gonfiabili galleggiano attorno ai resti della casa, che si sta inabissando lentamente ma inesorabilmente. Provo a raggiungerne uno, ma l’animale riesce prima di me. I suoi artigli fanno esplodere il cuscino, ed io ne cerco un altro. Anche questo fa la stessa fine, e la situazione si fa disperata.

La tranquillità che percepivo prima è scomparsa, ed una rabbia senza fine mi invade e mi obnubila la mente. Cerco l’ultimo dei cuscini, che potrebbe garantire la mia sopravvivenza, e riesco a raggiungerlo, lottando contro i flutti che mi trascinano sotto il livello dell’acqua. Salgo sopra a questa instabile scialuppa di salvataggio, e mi distendo, lasciando solo le gambe in acqua. Posso finalmente prendere fiato, ma sono consapevole di non aver risolto il problema della mia sopravvivenza. Il cuscino mi permette di respirare e di pensare a cosa fare. Attorno a me c’è il silenzio, la superficie del mare è tornata uniforme dopo aver inghiottito la casa ed il suo contenuto. Mi volto sulla schiena, ed improvviso come un lampo il gatto piomba sulla mia pancia e mi inchioda con il suo sguardo satanico. Ha gli artigli estratti, e le sue intenzioni sono evidenti.

Avvicina la zampa al cuscino, ed io faccio scattare la mia mano per bloccare questo suo tentativo. La afferro e tento di spezzarla. Ne va della mia vita, ed il gatto è improvvisamente diventato l’unico ostacolo alla mia sopravvivenza. Usando gli artigli liberi, mi graffia e mi soffia sul viso. Lo afferro con entrambe le mani, e cerco di scagliarlo in acqua, ma il piccolo mostro riesce a tenersi saldo a me.

Finiamo in acqua. Il cuscino si allontana, sospinto dal nostro tuffo nel mare. La lotta continua in immersione. Il gatto non sembra accusare la mancanza di ossigeno, mentre io sono assolutamente consapevole di avere i minuti contati.

Con la mano insanguinata dai graffi tento disperatamente di trovare i suoi occhi per accecarlo. Riesco nel mio intento, ed avverto gli urli dell’animale ferito, che però non molla la sua presa su di me. Continuiamo ad affondare, senza possibilità di salvezza all’orizzonte. Voglio uccidere il gatto. Sento di provare nei suoi confronti un odio infinito, e tento di strangolarlo. So che stiamo morendo entrambi, e vedo l’ombra del cuscino sopra di noi, ma diventa importante, quasi vitale, uccidere l’animale prima di seguirlo anche io. Sento che l’obbiettivo è raggiungibile, il gatto perde di forza, malgrado continui a massacrarmi con i suoi artigli e con i denti. Un animale cieco ma assolutamente determinato ad impedirmi di raggiungere la salvezza. Grazie ad un gesto convulso, riesco a spingere l’animale lontano da me, e nuoto verso l’alto, in direzione del cuscino che vedo ancora lì, raggiungibile.

Sento che le forze mi abbandonano, ma continuo a nuotare verso l’alto. Avverto sotto di me il gatto che, incredibilmente, sta nuotando e mi vuole raggiungere. Mi graffia le gambe, e si arrampica sui miei vestiti.

Raggiunge il mio volto. In uno scatto di ultima vitalità, lo afferro e gli spezzo la schiena con un colpo secco. Mi costa tutta l’energia rimasta, ma il gatto affonda privo di vita. Guardo verso l’alto, ed il cuscino è ancora lì, ormai irraggiungibile.

Mi sveglio. Non si muore nei sogni.

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