Attimi e Minuti

Attimi e Minuti

Riflettendo su quello che potrei ormai definire “uno dei temi ricorrenti di questi anni della mia vita”, ovvero su tutto ciò che ruota attorno al “viaggio” che tutti noi intraprendiamo attraversando questa vita, mi sono venute in mente alcune frasi, a mio parere meravigliose, di un film a modo suo stravolgente, almeno per me: parlo de “il curioso caso di Benjamin Button”.
Un film visto in un momento della mia vita in cui mi sentivo particolarmente solo, ma iniziavo a comprendere che, probabilmente, quella sensazione sarebbe presto svanita, in quanto originata da eventi esterni, e non facente parte della mia natura.
Alla fine di questo post riporterò alcuni dei passi che più hanno toccato la mia immaginazione, portandomi, lo ricordo bene, ad una sorta di singulto emozionato, e lasciandomi innumerevoli spunti di riflessione.
Per ora mi limiterò a spendere due parole su questo film, insolitamente singolare e sorprendentemente vivo, malgrado il suo ritmo blando e la durata rimarchevole.
La vicenda è semplice. Non mi dilungherò in dettagli, e non svelerò colpi di scena, sebbene non ci sia nulla di imprevedibile nello svolgimento dell’intera trama, e tantomeno nella sua conclusione.

Un bimbo nasce, afflitto da vecchiezza precoce. Percorre una vita al contrario, e malgrado tutto riesce, a volte inconsapevolmente, a volte in maniera ricercata e voluta, a trasformare ogni esperienza in un capolavoro, in un inno alla vita ed alla meraviglia.

Ciò che rende questo film una piacevole scoperta ed una sorprendente fonte di ispirazione è presto detto. La nascita del pargolo ottuagenario coincide con un evento traumatico: la morte in guerra di decine di giovani soldati. Tale tragedia induce un orologiaio, che stava costruendo un maestoso tributo alla sua arte, da utilizzare in una sontuosa stazione ferroviaria, ad invertire il meccanismo della sua creazione. Il tempo scorre all’indietro, nella speranza di riportare indietro quelle giovani vite, prematuramente sottratte al loro corso naturale. Così, forse, il beffardo destino incarna la realizzazione di questo singolare desiderio in una nuova vita, regalando al mondo tale prodigio della natura, destinato, apparentemente, a scomparire con la stessa discrezione con cui ha fatto la sua comparsa.
Il neonato già vecchio viene abbandonato da suo padre, proprietario di una fabbrica di bottoni (il quale farà poi fortuna grazie alla guerra e morirà solo dopo aver ritrovato la sua progenie), e riceve cure ed accoglienza, ironia della sorte, in una casa di riposo. Amato dalla madre adottiva, ed accolto dagli smemorati anziani residenti, Benjamin cresce, ed impara ad accettare sé stesso.
La sua famiglia è fatta di gente che arriva, e che parte. Soprattutto, è composta da persone che abbandonano questa terra, serenamente ed in solitudine. Con l’unica compagnia costituita dai loro compagni di viaggio: coloro che abitano quel rifugio.
Il film viaggia lento, come lenti sono i movimenti di Benjamin e degli altri in quella casa che, di fatto, è una famiglia, allargata e dinamica. Benjamin conosce l’amicizia, il sesso, il lavoro, arruolato come mozzo su un rimorchiatore.
Daisy, la compagna di tutta la sua vita, è la ragazzina che viene a far visita alla casa di riposo, dove si trova la nonna anziana.
È presto amore, da parte di lei, malgrado Benjamin appaia come un vecchio signore sul finire dei suoi giorni. Si percepiscono, l’un l’altra, come anime simili… e come spesso accade, tale sentimento è interrotto dalla separazione. Benjamin si imbarca sul rimorchiatore su cui aveva lavorato come mozzo, alla ventura. Ringiovanisce con il tempo. Le rughe si stendono, la statura aumenta, i capelli crescono.
Arriva fino in Russia, e vive una storia d’amore con una donna sposata. Esteriormente potrebbero essere coetanei. Spiritualmente, sono anime in cerca di un comune respiro. Si trovano, e si separano.
Benjamin riparte, ed affronta, sopravvivendo, la seconda guerra mondiale. Fa ritorno dalla madre adottiva, ed è ormai un perfetto giovanotto sui trent’anni. Bello, ed umanamente forgiato dal difficile passato.
Daisy è lì, e i due si incontrano di nuovo. È l’inizio di un percorso, che sarà vissuto con estrema intensità. Il film racconta della casualità di una piccola tragedia, che coinvolge la ragazza e le stronca la carriera di ballerina. Una gamba rotta è, però, l’inizio vero di quella storia d’amore, presente nell’aria sin dall’inizio, che appare tanto perfetta ed intensa da commuovere e far sognare persino un cinico solitario come me.
Un materasso in terra, ed è felicità. Il vero senso di un amore è quando il resto appare ai tuoi occhi superfluo ed accessorio.
Daisy e Benjamin. Nati agli estremi del tempo, dopo tanto vagare si incontrano a metà strada. Lei che percorre il suo viaggio tradizionale; lui che, invece, ha iniziato dalla fine, e cammina verso la giovinezza. L’incontro nel mezzo rappresenta, nella maniera più elegante ed effettiva, il sogno che da sempre porto con me: qualcuno che percorra la metà della distanza che ci separa, lasciando a me il resto. Due passi verso il centro, e si può, poi, viaggiare insieme.
Un incontro che, temo, dovrò attendere ancora per lungo tempo, e che rischio di non poter mai più sperimentare. La commozione in quelle immagini rifletteva quelle speranze che, evidentemente, non ho saputo trasformare in realizzazione effettiva.
L’idillio finisce, e le loro strade si separano di nuovo. Le due direzioni sono opposte, e non esiste cammino comune che possa durare, per loro: una figlia che nasce, e cresce. E Benjamin non può permettere che non benefici di un padre vero. Ringiovanisce senza possibilità di invertire il trend, e presto diventerebbe un compagno di giochi, più che un genitore.
Si vedranno ancora, Daisy e Benjamin. Ma il loro amore, malgrado non si spenga fino alla fine, non li vedrà più camminare fianco a fianco.
Lui gira il mondo, e le immagini, le parole, descrivono una vita piena.
Una mente aperta. Pronunciano un augurio che scalda il cuore. Un augurio di un padre ad una figlia che cresce lontana.

Per quel che vale… non è mai troppo tardi, o nel mio caso, troppo presto per essere quello che vuoi essere. Non c’è limite di tempo, comincia quando vuoi… puoi cambiare o rimanere come sei, non esiste una regola in questo, possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio. Spero che tu viva tutto al meglio, spero che tu possa vedere cose sorprendenti, spero che tu possa avere emozioni sempre nuove, spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi, spero che tu possa essere orgogliosa della tua vita e se ti accorgi di non esserlo, spero che tu trovi la forza di ricominciare da zero

Una vita vissuta diversamente. L’orologio che viaggia al contrario viene dismesso, e le sue lancette si fermano, accompagnando Benjamin che chiude gli occhi.
Il tempo non torna indietro, e la destinazione, per tutti noi, è sempre la stessa.

Capita a tutti di sentirsi diversi in un modo o nell’altro, ma andiamo tutti nello stesso posto, solo che per arrivarci prendiamo strade diverse…

Uno può arrabbiarsi, imprecare, bestemmiare ma quando arriva la tua ora non puoi fare altro che mollare e lasciare andare

Ciò che conta davvero è non sprecare mai il proprio tempo. Malgrado l’orologio, che lo spingeva nella direzione sbagliata, la vita di Benjamin è stata scandita da una forza più forte del tempo. La curiosità. O forse la voglia di assaporare il gusto delle cose.
O, forse ancora, il coraggio.
Più probabilmente tutte queste cose assieme.

La vita non si misura in minuti,ma in attimi…

Attimi di un viaggio. Attimi di noi, da valorizzare e non sprecare mai.

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