Archivi categoria: Pensieri sciolti

Quando fai qualcosa per l’ultima volta, tutto ha un sapore diverso. Forse perché sai che non compirai più quel gesto. Forse perché presti particolare attenzione a quello che stai facendo.

L’ultimo pranzo fatto, l’ultima metro presa, l’ultimo ascensore, o l’ultimo sguardo a qualcosa. Le ultime parole, gli ultimi pensieri in un certo posto nel mondo non saranno mai più ripetuti.

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Ciao Praga.

Ciao a quell’angolo di paradiso, lì sul castello e tra le vigne, da dove puoi guardare per ore la città, e scoprire sempre nuovi punti di vista. Con un bicchiere di vino caldo, in inverno, o un fantastico trdlo in estate.

Ciao alla collina di Petrin, col suo roseto così variopinto che acceca, e i suoi colori d’autunno, le sue passeggiate nel verde che trasportano in un mondo fatto di pace; ciao alla sua torre sferzata dal vento, i cui scalini tolgono il fiato ma fortificano, e ti aprono ad una vista mozzafiato.

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Un tempo amavo darmi delle definizioni. Ero quello che “questa cosa non la tollera”, quello che “questa cosa non si fa”. Un tempo avevo un’identità che, per me, era chiara, persistente, immutabile.

Un tempo, ad esempio, mi definivo pessimista. Forse, in realtà, lo ero davvero. O forse no. Questo non conta, poiché mi ero calato appieno nella parte. Mi ero fatto l’idea che un atteggiamento negativo nei confronti degli avvenimenti, presenti e futuri, potesse mostrare una profondità di pensiero ed uno spessore che, per qualche ragione, credevo di possedere.

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A volte occorre riprendere il controllo di una parte di se stessi, che sembra persa nel quotidiano naufragare delle buone abitudini.

A volte occorre potersi guardare allo specchio, e poter sorridere di se stessi. Di come, per qualche strana ragione, si sia pensato di non essere più quello che credevamo.

A volte occorre mettere da parte ogni acquisito preconcetto, ed accettare che, in un certo punto del nostro cammino, abbiamo smesso di essere quello che credevamo.

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Osservo fuori, attorno a me. Bianco ovunque, candide nubi che avvolgono ogni cosa.

Rilasso la mente, mi abbandono al ritmico rumore dell’aereo che solca il cielo.

Attorno a me, la storia continua ad esser scritta. Una storia diversa, invisibile a chi mantiene i piedi sulla terra. Una storia intensa, eppure così evanescente che, in pochi attimi, muta e si cancella. Si trasforma.

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A volte mi domando perché, nella mia vita, ci siano delle emozioni, comunemente osservate negli altri, che non non trovano il corrispettivo nella mia realtà.

Ieri mi è stato chiesto se sentissi la mancanza di una persona a me cara.

Ho dovuto fare uno sforzo per definire a me stesso il significato di “senso di mancanza”.

Ho chiuso gli occhi, ed ho immaginato me stesso alle prese con questa emozione. Mi sono prima raffigurato da solo, nella mia casa, a pensare a qualcun altro, ed a sentirmi limitato dalla sua assenza.

Ma poi ho percepito il senso di tranquillità che la mia casa mi comunica, e la scena si è dimostrata lontana dalla possibile realtà che stavo cercando di raffigurare.

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Certe sensazioni sono come fulmini a ciel sereno.

Ci abituiamo ad una rassicurante mediocrità, ad un tranquillizzante livello di sicurezza circa l’entità delle emozioni che ci arrivano dall’esterno.

Poi, un bel giorno, accade qualcosa che fa esplodere un ordigno. Improvviso e devastante.

Sconvolge la percezione a cui siamo abituati, sradica alcune abitudini e convinzioni, ingenera uno stato di ansia che ci porta a vivere ogni cosa in maniera amplificata.

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Rivivere per un attimo quelle sensazioni di complicità che da anni, ormai, mancavano nella mia vita, mi ha riportato a sperare.

Riuscire ad emozionarmi per un istante, e portar con me quella sensazione, senza perderne l’intensità per giorni; poter guardare, ad occhi chiusi, quella parte di me ormai sommersa da pesanti sovrastrutture e vincoli artefatti; coccolare quella malinconia che corrisponde ad un bisogno; cercare l’origine del bisogno stesso, ed osservare la semplicità con cui si può tornare a sognare. Tutto, oggi, è scintillante.

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