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… Gli occhi si chiudono. Ogni cosa tende ad assumere connotati diversi. Il buio rende ogni cosa più discreta, più vicina. Realizzabile. Privata. Ad occhi chiusi si decide il proprio destino. Si gestisce il proprio futuro. Se non si guarda il mondo, esso diventa più semplice da modellare. Poi gli occhi si aprono, e la luce riporta in vita quella parte di realtà che vorremmo tenere nascosta. L’oscurità mostra la parte più vera di noi.

Note di pianoforte che fanno volare… noi che abbiamo dimenticato come poter immaginare di poter guardare oltre la fine del mare… Senza gli occhi, provando a sentire il canto della vita che chiede di uscire… Quella vita che continuiamo a sprecare, immersi in un rassicurante torpore. Il tempo si ferma… È come un grido che, lentamente, prende forma. Come un prigioniero in catene che sia stato drogato, e che pian piano si risvegli. Prende coscienza della situazione in cui si trova. Osserva la sua prigionia con distacco, non comprendendone appieno le implicazioni. La vita, poi, lo raggiunge all’improvviso. Lo trova impreparato. Smania di uscire e riprendere il suo corso. È come un grido, ma è molto di più… È bisogno di assaporare quel gusto ormai perso. Di nuovo. È un giorno di quelli che non dovrebbe finire. Quel grido è pronto ad uscire. Si spegne la musica, e tutto, lentamente,…

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… Dietro ogni persona si cela un mondo sconosciuto. Essere capaci di osservare gli altri muoversi, agire, parlare, e riuscire a cogliere una parte di quel mondo così privato ed intimo, facendola propria e restituendo il corrispettivo di sé stessi, è probabilmente ciò che fa la differenza tra chi semplicemente vive la sua vita e chi, invece, riesce anche a modellarla.

… Era un cane con vestaglia. Grigia, con bordini rosa, molto chic. L’altro lo vede da lontano, e si avvicina. Si annusano, si guardano, scodinzolano sereni. I loro amici uomini restano dove sono, senza parlarsi. Loro sono già compagni di gioco. Poi si voltano, corrono sul prato dietro di loro, sembra vederli sorridere. Insieme fanno volar via un piccolo stormo di uccellini posati sull’erba. Sintonia, semplicità, bellezza. Serenità.

… Quegli occhi mi guardavano. Fissi. Si muoveva come piace a me. Disinvolta. I capelli riempivano lo spazio intorno. Ma, intorno, per me, non c’era più niente. Bastò un attimo, ed era per sempre. Solo una parola, e le strade si unirono. Un tuffo nell’ignoto. Una speranza per il futuro. Un sogno. Poi mi sono svegliato.

… Ritrovare quelle lacrime emozionate, troppo a lungo relegate così in fondo da risultare introvabili, è stato come aprire uno spiraglio di luce in una stanza buia, ed osservare una parte di mondo da troppo tempo repressa e negata. Leggere parole capaci di far volare è stato come ritrovare una parte di vita. Si riparte dai girasoli!

… Torno a casa… Ma la casa dov’è? Inizio a perdere l’orientamento. Di notte mi sveglio e non ricordo in che letto stessi dormendo. La vita inizia a richiedere pianificazione. Quel trolley sempre appresso. Le nuvole viste da sopra. Il mondo una cartina geografica. Si spegne la magia, e serve un fulcro per far riemergere la creatività.

… Consideravo che ogni persona con cui interagiamo ha una sua dignità, una sua unicità, ed è speciale e bella in un modo che, in genere, difficilmente riusciremo a scoprire per davvero. Ne deriva che la nostra vita riceverà sempre dagli altri solo una piccola parte di bellezza. Dobbiamo farcela bastare. O fare in modo di estenderla.

10/12